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Tradurre (bene) la letteratura per bambini e ragazzi

pubblicato il in Libri, News

La rivista Andersen, il più noto e diffuso mensile italiano di informazione sui libri per bambini e ragazzi, dedica grande attenzione alla traduzione. Sul numero di gennaio-febbraio c’è un’intervista di Eva Valvo a Lara Hölbling Matković, traduttrice croata e segretaria generale del CEATL, e Daniel Hahn, autore e traduttore britannico, in cui si parla del ruolo della traduzione per i lettori più giovani, ma anche delle condizioni di lavoro di chi traduce e dell’importanza delle associazioni di settore. Pubblichiamo a seguire un ampio stralcio dell’articolo, che si può leggere per intero sul sito di Andersen.

Tra gli ultimi articoli ricordiamo anche la riflessione di Daniele Petruccioli su Orwell (Andersen n. 378), l’intervista a Valentina Daniele sul fantastico (Andersen n. 376) e le interviste a Samanta K. Milton Knowles sulla nuova edizione di Pippi Calzelunghe e a Laura Cangemi (entrambe pubblicate su Andersen n. 377).

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Perché è importante tradurre (bene) la letteratura per bambini e ragazzi? «I libri per bambini non sono “solo libri”, ma sono amici. A quell’età sono la tua vita. Per questo è importante non solo tradurli, ma anche cercare di farlo nel modo migliore possibile, affidandoli a persone che sappiano rendergli giustizia, perché continuino a essere “buoni amici” anche nelle altre lingue». A rispondere così è Lara Hölbling Matković, traduttrice letteraria, editor e autrice di Zagabria. La incontro in una delle videoconferenze che ormai sembrano parte imprescindibile del nostro quotidiano.

Con noi c’è Daniel Hahn dal Regno Unito, anche lui autore, editor e traduttore con una sessantina di libri all’attivo. «Se credi che la letteratura sia importante,» interviene Hahn «lo penserai anche della letteratura per l’infanzia e allora sarebbe piuttosto bizzarro limitarsi ai libri che hanno in comune una lingua, qualunque essa sia». Hahn è un convinto fautore della traduzione letteraria e lo è in un contesto come quello anglosassone che, rispetto ad altre aree linguistiche, tende a tradurre molto poco, accontentandosi per lo più dei libri scritti originariamente in inglese. «Faccio spesso questo esempio» prosegue. «Se dicessi che i bambini del mio paese devono leggere solo libri scritti in inglese, equivarrebbe a dire che devono leggere solo libri scritti da autori del segno del sagittario o da autori il cui nome inizia per vocale. Sarebbe una gran quantità di libri, sì, ma sarebbe anche una scelta totalmente arbitraria che taglia fuori il 90% del mondo.

Tradurre per i bambini è importante per lo stesso motivo che tradurre in generale: per avere accesso alla maggiore scelta possibile del meglio che c’è a disposizione. Niente di più semplice».

Sia Hölbling Matković che Hahn sono non soltanto attivi nel proprio lavoro di traduttori, ma operano anche con passione ed entusiasmo per il riconoscimento della categoria e per il raggiungimento di compensi equi e condizioni lavorative dignitose. Hölbling Matković traduce teatro, narrativa, saggistica, audiovisivi e letteratura per l’infanzia dall’inglese e dal tedesco al croato, è stata presidente dell’Associazione croata dei traduttori letterari (DHKP) ed è segretaria generale del CEATL, il Consiglio europeo delle associazioni di traduttori letterari. «Ho iniziato a impegnarmi nel CEATL intorno al 2012» racconta «e dopo poco sono entrata nel direttivo, perché secondo me è importante contribuire anche alla vita delle associazioni, cercando di migliorare le condizioni dei lavoratori del settore. Amo fare rete: trovare persone che possano aiutare altre persone è una delle mie più grandi passioni». Su questo interviene Hahn: «D’istinto mi verrebbe da dire che fare rete è un’esperienza terrificante, ma questa definizione di Lara mi piace. Fare rete non significa necessariamente autopromuoversi e cercare qualcuno che ti possa tornare utile. Fare rete a beneficio di qualcun altro è la cosa più entusiasmante, anche se richiede essere già inseriti in una comunità. Alla Fiera di Londra, ad esempio, passo tutto il mio tempo al Centro per la traduzione, presentando gente ad altra gente».

Continua a leggere sul sito di Andersen

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