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AmazonCrossing e i traduttori europei

pubblicato il in Comunicati 2014

(English-language readers: please see at the end.)

La tarda estate del 2014 ha visto una nuova fiammata nel dibattito che circonda le politiche aziendali di Amazon.com, il gigante del commercio on-line di libri (oggi tra molte altre cose) che si è via via trasformato in distributore di opere auto-pubblicate e, con alterne fortune, in editore. Non entreremo qui nel merito della polemica tra sostenitori e detrattori della società di Jeff Bezos nel suo complesso; tuttavia come Strade ci piacerebbe cogliere l’occasione per riassumere a beneficio dei nostri soci e simpatizzanti quel che sta succedendo in Europa da quando AmazonPublishing, come ogni editore che si rispetti, ha cominciato a pensare alla pubblicazione di traduzioni.

Ai primi di maggio 2013 AmazonCrossing, la divisione AP per le traduzioni guidata da Dean Burnett, avviò contatti con diversi traduttori editoriali italiani dall’inglese per offrire loro un’opportunità di collaborazione. La ricerca di traduttori verso le lingue europee diverse dall’inglese era cominciata in Germania circa diciotto mesi prima, e i colleghi dell’associazione di categoria tedesca (VdÜ) avevano già avuto modo di osservare diversi punti critici nei contratti proposti da AmazonCrossing ai potenziali collaboratori. Nel suo primissimo contatto circolare con i traduttori, ACr. accennava a un’«esaltante» occasione di tradurre best-seller ma chiedeva innanzitutto, come prerequisito per iniziare le trattative individuali, di firmare un «accordo di riservatezza» (non-disclosure agreement) fitto di clausole che di fatto avrebbero impedito al singolo traduttore di discutere con chiunque di qualsiasi aspetto dei suoi contatti con la società, delle trattative condotte e del contratto firmato. Ci parve immediatamente – e ne avemmo conferma leggendo il contratto per la traduzione di libri che la società intendeva proporre in Europa – che tale accordo mirasse a mettere i traduttori nell’impossibilità di parlare tra loro delle condizioni che ACr. intendeva far sottoscrivere; nello stesso momento, tramite il Consiglio europeo delle associazioni di traduttori letterari (Ceatl), venimmo a sapere che anche i colleghi tedeschi avevano messo in discussione questo NDA e, inoltre, che le condizioni contrattuali offerte da ACr. ai traduttori nei diversi paesi europei puntavano decisamente al ribasso in confronto a quelle in uso. Questo in particolare rispetto ai diritti morali, di cruciale importanza nel sistema del droit d’auteur tipico dell’Europa continentale (e diverso dal copyright di stampo anglosassone) e, naturalmente, della legge italiana. Facendo leva su una debolezza normativa nel diritto d’autore del Lussemburgo – dove la filiale europea di ACr. ha la sua sede legale – il quale tutela scarsamente i diritti morali, il contratto stilato dalla società prevedeva la seguente clausola (traduzione nostra):

Se le norme vigenti non lo impediscono, il Traduttore rinuncia in modo irrevocabile e incondizionato a qualunque diritto morale egli possa rivendicare oggi o in futuro sulla Traduzione (e su qualunque suo aggiornamento o revisione). Nel caso in cui le norme vigenti gli impediscano di rinunciare ai propri diritti morali, il Traduttore s’impegna, irrevocabilmente e incondizionatamente, a non far mai valere alcun diritto morale egli possa rivendicare oggi o in futuro.”

Poiché i diritti morali sono inalienabili e irrinunciabili sin dalla Convenzione di Berna del 1886 (di cui l’Italia fu tra i primi firmatari), AmazonCrossing proponeva davvero un’opportunità «esaltante», una sfida al corso del tempo: una firma et voilà, l’orologio del diritto d’autore sarebbe tornato indietro di oltre un secolo! Sebbene, a questo scopo, il traduttore avrebbe dovuto vincolarsi contrattualmente a… non far valere la legge.

Come Strade cercammo quindi di allertare il maggior numero di colleghi possibile e concordammo una risposta comune da inviare alla società, in cui ogni traduttore faceva presente di essersi rivolto al sindacato o ad altre associazioni professionali e di esserne stato sconsigliato dal firmare il NDA. Oltre a questo, mettevamo in evidenza alcuni fondamentali punti di diritto che un contratto di traduzione deve contenere perché un traduttore possa volerlo firmare: a parte l’eliminazione di qualunque divieto di discussione tra colleghi e associazioni di traduttori, certamente l’applicazione della normativa italiana in merito, con particolare riguardo alle condizioni di cessione dei diritti patrimoniali, cessione che deve avvenire nel rispetto della legislazione sull’opera tradotta.

AmazonCrossing, di fronte alla posizione compatta di molti traduttori italiani, si mise in contatto e-mail con Strade; tuttavia, malgrado l’affermazione che le remore del sindacato erano state segnalate ai legali della società, che le avrebbero valutate con attenzione, e molte rassicurazioni sulla volontà del committente di trattare, le riflessioni di ACr. proseguirono nel silenzio, senza sfociare in un negoziato concreto.

Tale silenzio è perdurato fino al maggio scorso quando, a un anno di distanza dalla “campagna italiana”, ACr. ha dato inizio a un programma di reclutamento fra i traduttori editoriali francesi, in tutto simile a quelli già condotti con scarsi risultati in Germania, Italia e in Spagna (limitatamente ai traduttori di lingua catalana). Si dà però il caso che l’ATLF, l’associazione di categoria francese, sia assai forte e compatta, oltre a essere naturalmente a sua volta membro del coordinamento europeo come Strade e il VdÜ tedesco; e inoltre che i colleghi francesi fossero stati ampiamente informati da noi su tutti gli aspetti rilevanti della questione, come noi lo eravamo stati dai colleghi tedeschi. I traduttori francesi erano dunque pronti, e hanno indirizzato ad AmazonCrossing e a Dean Burnett una lettera aperta che è stata ripresa da molta stampa francese (potete leggerla qui in traduzione italiana a cura di Strade), spingendo a uscire allo scoperto la società statunitense che, oltre a mettersi in contatto con l’ATLF, ha scritto al Ceatl dichiarandosi pronta ad avviare infine un confronto serio. L’incontro fra AmazonCrossing e i traduttori editoriali europei si terrà dunque in occasione della prossima Fiera libraria di Francoforte, e per l’Italia vedrà la partecipazione della responsabile della nostra Squadra di consulenza legale e contrattuale di Strade, Elisa Comito.

Sebbene non sia possibile, al momento, fare alcun pronostico sull’esito di questo incontro e dell’eventuale trattativa che potrebbe nascerne, si tratta di un risultato non da poco, che dobbiamo senz’altro all’antica ma efficace convinzione che l’unione fa la forza. I traduttori letterari europei sono – oltre che bravi! – attenti e consapevoli, e il coordinamento tra le loro associazioni funziona talmente bene da aver convinto un’azienda delle dimensioni di Amazon.com ad ascoltarli; ne siamo più che lieti, e ci concediamo anche una punta d’orgoglio per aver contribuito in maniera decisiva allo scambio di informazioni che ci ha portati fin qui.

Strade, Roma, agosto 2014

Info: comunicazione@traduttoristrade.it

(An English-language article based on this announcement can be found here.)

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