Solidarietà alle lavoratrici e i lavoratori Feltrinelli in sciopero
Oggi, 17 marzo, incrociano le braccia gli oltre 1200 dipendenti della catena Feltrinelli e Finlibri, che chiedono il rinnovo del Contratto Integrativo Aziendale. La protesta è indetta dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs.
Traduttrici e traduttori editoriali sanno bene quanto le condizioni di lavoro nella filiera dipendano da un mercato dominato da poche grandi aziende, che secondo un’anomalia tutta italiana sono anche proprietarie della loro rete di distribuzione: tale è la casa editrice fondata dal partigiano Giangiacomo Feltrinelli, oggi “al centro di un gruppo che comprende 122 librerie, tre siti e-commerce, un polo formativo, simmetriche e molteplici attività in Spagna e un polo editoriale che conta dieci sigle”, come si legge sul Giornale della Libreria.
Il peculiare intreccio tra produzione e distribuzione è tra i principali fattori a causa della sovrapproduzione del settore, per cui le aziende che se lo possono permettere puntano sulla quantità di titoli da pubblicare, per sgominare la concorrenza occupando gli scaffali – tutto ciò mentre la tendenza è a leggere sempre di meno e le quote di giacenze e resi a fare su e giù da un magazzino all’altro restano vertiginose. Così, la posizione dominante dei grandi editori impone ritmi produttivi folli (nel 2023 si sono pubblicati 85192 nuovi titoli), cui le aziende riescono a tenere il passo soltanto perché il lavoro della filiera – cioè di chi i libri li scrive, li lavora, li stampa e li fa arrivare ai lettori – costa pochissimo.
Per questo, siamo al fianco di Filcams Cgil e di chiunque lotti per cambiare l’attuale modello produttivo e distributivo dell’editoria italiana. Nelle parole di chi ha indetto lo sciopero: “Nel 2025 Feltrinelli celebra il suo 70° anniversario, ma questa ricorrenza rischia di essere solo un’operazione di facciata se l’azienda continua a ignorare i diritti e le richieste di chi, ogni giorno, ne garantisce il funzionamento con il proprio lavoro. Non si può festeggiare la propria storia dimenticando chi la rende possibile.”