Strade aderisce alla campagna Make Amazon Pay Its Writers
Strade aderisce alla campagna Make Amazon Pay Its Writers, rivolta dagli autori cineaudiovisivi statunitensi ad Amazon Studios, Prime Video e Twitch.
Questi lavoratori – che dal 1° maggio scorso hanno fermato la produzione di film, serie e programmi tv come non accadeva dal 2008 – chiedono la rinegoziazione della composizione dei salari, il pari trattamento contrattuale tra dipendenti delle case di produzione tradizionali e delle aziende di streaming e una maggiore regolamentazione degli strumenti di intelligenza artificiale.
Prestare attenzione a questo sciopero è fondamentale anche al di qua dell’Atlantico, in un mondo dove i processi dell’industria culturale sono sempre più globalizzati e interconnessi e il lavoro di mediazione culturale e linguistica dei traduttori, in ogni filiera, è sempre più sfruttato, misconosciuto e malpagato.
«Amazon non è solo un online store», dicono gli autori statunitensi in sciopero: è una multinazionale globale che opera anche come casa di produzione e – si potrebbe aggiungere – come editore. Per Amazon Publishing, in Europa e nel mondo, lavora manodopera intellettuale e autoriale, costretta a prassi contrattuali spesso scorrette e inique (Strade ha denunciato in passato quelle relative a chi traduce).
Inoltre Amazon, in quanto distributore, è ormai un attore di primo piano nel mercato librario anche italiano – dove il peso dell’e-commerce è passato dal 5,1% del 2010 al 43,5% del 2021 (dati Aie 2022) – andando a inserirsi in un panorama già gravato dal monopolio di Messaggerie e dall’anomalia dei grandi gruppi editoriali dotati di propri punti vendita: tutti fattori che incidono sulla composizione del prezzo di copertina, di cui le percentuali destinate a retribuire il lavoro editoriale si riducono sempre di più, a fronte di una media del 43,3% (che per più della metà dei piccoli editori si alza a percentuali tra il 51 e il 75%) speso in distribuzione (dati Istat 2022), senza che questo comporti un migliore trattamento dei lavoratori della logistica.
Eppure, quella del libro resta la prima industria culturale italiana, con un fatturato di 3,5 miliardi di euro: se le associazioni di editori lamentano l’aumento del costo della carta e le conseguenze dell’inflazione («Il Sole 24 Ore», 8 maggio 2023, p. 11), queste non contemplano certo la retribuzione del lavoro. Gli autori, cioè scrittori, illustratori e traduttori, il cui lavoro è alla base della produzione culturale e del settore editoriale, non ricevono il giusto riconoscimento sociale ed economico. I compensi dei traduttori, in particolare, erano inadeguati già prima della pandemia (la metà della media francese, un terzo di quella tedesca).
Per tutte queste ragioni, siamo solidali con i lavoratori in sciopero: in un mondo globale, anche la resistenza allo sfruttamento deve essere globale.
#WGAstrike #MakeAmazonPay #SolidarityForever