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Buon 2016 da STradE

pubblicato il in Comunicati 2015

La Genesi racconta che i primi uomini avevano un solo linguaggio: questo li rese così ambiziosi e così destri che cominciarono a costruire una torre alta fino al cielo. Dio fu offeso dalla loro audacia, e li punì sottilmente: non con la folgore, ma confondendo i loro linguaggi, il che rese impossibile proseguire la loro opera blasfema. … Se ne può concludere che le differenze linguistiche erano sentite come una maledizione fin dai tempi remoti. Una maledizione esse sono rimaste, come sa chi ha dovuto soggiornare, o peggio lavorare, in un paese di cui non conosceva la lingua … Inoltre, a livello più o meno consapevole, per molti chi parla un’altra lingua è lo straniero per definizione, l’estraneo, lo “strano”, il diverso da me, e il diverso è un nemico potenziale, o almeno un barbaro: cioè, etimologicamente, un balbuziente, uno che non sa parlare, un quasi-non-uomo. Per questa via, l’attrito linguistico tende a diventare attrito razziale e politico, altra nostra maledizione.
Ne dovrebbe seguire che chi esercita il mestiere di traduttore o d’interprete dovrebbe essere onorato, in quanto s’adopera per limitare i danni della maledizione di Babele; invece questo di solito non avviene[1], perché tradurre è difficile … il traduttore viene pagato male, e chi potrebbe essere o diventare un buon traduttore si cerca un mestiere più redditizio.
[…]
(Primo Levi, da “Tradurre ed essere tradotti”, in L’altrui mestiere, 1a ed. Giulio Einaudi editore, Torino 1985)

La fine del 2015 ha visto apparire per la prima volta l’opera omnia in traduzione inglese[2] di uno tra i massimi autori del nostro Novecento, Primo Levi, con prefazione del premio Nobel per la letteratura Toni Morrison; un evento letterario capitale, e senza precedenti in questa forma per uno scrittore italiano.
Quest’anno Strade sceglie quindi le parole dedicate da Levi – che fu anche scrupoloso e felice traduttore, di prosa e poesia – al mestiere di tradurre per augurare una felice conclusione del 2015 e un 2016 ricco di soddisfazioni, successi e riconoscimenti a iscritti, associati, partner vecchi e nuovi, amici della traduzione e amici dei libri, con l’auspicio di un mondo sempre meno “balbuziente” e sempre più ricco di versioni del reale e dell’immaginario in un’altra lingua.

Tanti auguri,
Sindacato Traduttori Editoriali

 

[1] “Levi soggiunge che ciò non avviene per una quantità di problemi economici, sociali, politici. Resta il fatto che il suo ragionamento colloca l’attività del tradurre agli antipodi del Lager. Non sarebbe una forzatura affermare che ogni traduttore è un anti-Eichmann … La traduzione non è solo un lavoro umanistico, è un lavoro umano e umanitario che si fa per diminuire la stranezza dello straniero.” (Domenico Scarpa, In un’altra lingua, Lezioni Primo Levi 6, Giulio Einaudi editore, Torino 2015)

[2] Tra le molte persone a cui si deve questo sforzo monumentale e appassionato, teniamo senz’altro a ricordare i traduttori Alessandra Bastagli, Francesco Bastagli, Jonathan Galassi, Ann Goldstein, Jenny McPhee, Anne Milano Appel, Michael F. Moore, Nathaniel Rich, Antony Shugaar e Stuart Woolf, coordinati dalla stessa Ann Goldstein e assistiti dal valente italianista Domenico Scarpa.

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