STradE e la mutua Elisabetta Sandri sul manifesto
Sul manifesto Roberto Ciccarelli dedica al ventennale di Insieme Salute l’articolo “Il ritorno del mutualismo”, in cui si dà ampio spazio anche a STradE e alla nostra convenzione sanitaria «Elisabetta Sandri» con Insieme Salute.
Eccone un estratto:
Insieme Salute ha siglato più di due anni fa la convenzione sanitaria «Elisabetta Sandri» con il sindacato traduttori «Strade», il sindacato nazionale scrittori (Sns), l’associazione dei consulenti del terziario avanzato Acta e i traduttori di Aiti. Ad oggi i soci tra i lavoratori autonomi sono circa 350. A queste persone, sostanzialmente escluse dal Welfare statale e spesso incapaci di pagarsi un’assistenza privata, viene garantita una copertura sanitaria o un assegno per la gravidanza. Il versamento di una quota annuale di 246 euro permette il rimborso dell’80% dei ticket e un sussidio per l’invalidità.
«È un’esperienza molto positiva – afferma [Valerio] Ceffa [direttore di Insieme Salute] – che va molto al di là dei numeri che sono comunque interessanti. La mutua “Elisabetta Sandri” ha infatti aperto uno spazio culturale in mondi che non hanno consapevolezza rispetto ai loro diritti e alle potenzialità del mutuo soccorso e della solidarietà. Con i traduttori e gli altri lavoratori autonomi abbiamo incontrato persone molto motivate rispetto a questi principi. Non è scontato. Molto spesso incontriamo persone che si avvicinano a noi solo perché costiamo meno di un’assicurazione privata».
E tuttavia anche il costo di 246 euro all’anno costituisce un problema finanziario per i lavoratori autonomi e precari, i lavoratori poveri cresciuti negli anni della grande recessione. «Purtroppo è così – continua Ceffa – è un circolo vizioso: chi è meno tutelato in Italia ha sempre meno disponibilità economica per occuparsi della propria salute e di quella dei propri cari. Noi facciamo molti sforzi, cerchiamo di dare soluzioni meno costose, in fondo poco più di 200 euro all’anno è una cifra bassa rispetto ai rischi che copriamo. E dobbiamo mantenere un equilibrio economico».
A questa tragica difficoltà i traduttori stanno cercando di trovare una soluzione a partire dal loro lavoro. «Il loro tentativo è quello di portare risorse dai committenti – spiega Ceffa — Stanno ragionando su vertenze agli editori perché garantiscano un minimo di tutela al lavoratore che non ne ha nessuna. È una partita in cui dovrebbero entrare i sindacati. Fin’ora lo hanno fatto molto marginalmente. Noi siamo disposti a fare la nostra parte. Vogliamo costruire la forma di assistenza adeguata alle esigenze dei diretti interessati».